
l viaggio musicale di questo album si snoda nel genere electro-soul/indie-rap. Il soundscape è costruito con beat elettronici minimalisti, tappeti di synth avvolgenti e sample ricercati, creando un’atmosfera costantemente in bilico tra il rilassante e l’inquieto. Su questo tessuto armonico, voci melodiche narrano lo spaccato di vita di un uomo che si trova sulla soglia dei quarant’anni, un’età simbolica in cui i bilanci diventano inevitabili e spesso spietati.
Dal punto di vista autoriale “Storie di Plastica” rappresenta una sorta di esordio in cui si percepisce una certa crudezza e una volontà quasi acerba di definirsi, che però costituisce la sua vera forza. Lo stile è definito da rime serrate e dense di significato che lasciano improvvisamente spazio a ritornelli melodici, incalzanti e coinvolgenti. Il mood, costantemente riflessivo e malinconico, funge da sfondo perfetto per il vero motore del disco: un dialogo ininterrotto con se stessi.
Creare questo album non sembra essere stato solo un esercizio tecnico tra umano e AI, ma una necessità narrativa. È come se il modello generativo avesse compreso il bisogno dell’autore di fare questo percorso distopico per fare i conti con se stesso, per mettere ordine nel caos di un’esistenza percepita come simulata. Il risultato è un’opera che riesce a porre domande profondamente umane sulla nostra autenticità nell’era moderna. Forse, la vera storia di plastica è proprio quella di un’intelligenza artificiale che ci costringe a guardarci allo specchio, spesso rivelando immagini non sempre piacevoli.
L’album è strutturato in tre parti distinte, ognuna delle quali segna una fase nella narrazione e nell’evoluzione emotiva del protagonista:
- Prima Parte: La Messa a Nudo
Questa sezione si apre con “Anni”, una traccia introduttiva che funge da manifesto concettuale, impostando il tono malinconico e riflessivo che pervade l’opera. L’ascoltatore viene poi immerso in un trittico di confessioni – “Ubriaco”, “Weekend” e “Strofe”, che dipingono con una lucidità quasi crudele la difficoltà dei rapporti umani, la fatica di gestire legami che si sfilacciano sotto il peso del tempo e delle aspettative deluse. “Nostalgia” ancora la storia a un passato specifico, conferendo spessore al protagonista, mentre “Auguri” rappresenta l’apice di questa fase, trasformando il compleanno in un pretesto per un’ironia sottile e pungente sul tempo che scorre senza portare vittorie da celebrare. È un’eleganza amara gestita con sensibilità dalla collaborazione tra l’algoritmo generativo e la penna di Andrea. - Seconda Parte: La Scossa e la Ricerca
Con “Niente panico”, l’album subisce un cambio di pelle: il sound si fa più incalzante, le influenze soul-pop emergono con maggiore decisione e il mood si sposta da una sterile lamentela a una ricerca attiva di risposte. “Promesse” si candida a singolo di questo blocco centrale, catturando con il suo groove e proseguendo il dialogo interiore con una nuova urgenza. Il cuore emotivo del disco è la ballad “Come in un classico”, un momento di quiete dai toni caldi e romantici che offre una tregua dalle ansie. Attorno a questa oasi, Arti-Gence colloca un trittico più sperimentale, “Brivido”, “Allucinazioni” e “Chissenefrega”, dove il sound si fa più elettronico, audaci e a tratti spigolose, esplorando i confini del genere e mostrando la versatilità della produzione. - Terza Parte: La Consapevolezza e il Congedo
In questa sezione, la speranza si affaccia timidamente con “Stammi dietro”, una sorta di gospel sintetico che è un’esortazione ad ascoltare la propria voce interiore, a seguire il proprio istinto. Segue una delle tracce più iconiche del progetto, “un ultima volta”, una rap ballad che è un chiaro tributo alle sonorità evergreen dei primi anni 2000. Questo brano è il congedo, l’ultima serata passata nella vecchia vita prima di chiudere la porta per sempre. Il gran finale è affidato a tre brani che sono i pilastri portanti dell’intero lavoro: “Inganno”, “Pappa molle” e la title-track “Storie di Plastica”. Qui il sound si arricchisce, il groove diventa più marcato e le voci soul si intrecciano in ritornelli potenti, chiudendo il cerchio con la amara conclusione del protagonista: aver vissuto una vita finta, forzata, di plastica.