
Paralisi del Sonno si addentra nell’esperienza inquietante del fenomeno da cui prende il nome, trasformando in musica il terrore e l’impotenza che ne derivano, con un richiamo quasi lovecraftiano all’universo onirico, dove il sogno non è rifugio ma porta spalancata verso l’ignoto. Proprio come nelle visioni del Ciclo dei Sogni di Lovecraft, in cui l’immaginazione diventa trappola e le notti sono abitate da presenze aliene e minacciose, il brano restituisce la sensazione di un incubo lucido in cui i confini tra realtà e allucinazione si confondono fino a farsi ostili. Al centro vi è l’assoluta immobilità, la perdita di controllo del corpo, la sensazione di essere bloccati nella notte e schiacciati da un’oscurità opprimente, incapaci di fuggire come se il sonno stesso fosse una prigione: si percepisce il peso sul petto, un freddo profondo, e soprattutto la presenza di una sagoma misteriosa che si china e osserva in silenzio…
Il brano si spegne in un oblio gelido, segno dell’impossibilità di chiedere aiuto o di esprimere l’angoscia. Le gambe tremano, ma ogni tentativo di movimento si rivela inutile, sottolineando la frattura dolorosa tra la volontà e la capacità fisica. L’esperienza si intensifica con la percezione nitida di passi e con la terribile consapevolezza che qualcuno stia arrivando.