
L’anima di questo album nasce dall’incontro tra le radici storiche dei Metaxa, quell’alternative rock che aveva acceso la scintilla creativa alla fine degli anni ’90 , e le possibilità offerte oggi dall’innovazione tecnologica.
Sul piano compositivo, il disco sorprende per la sua capacità di contaminare linguaggi diversi, aprendo un rock ispirato allo stile dei primi Litfiba, a territori inattesi. La title track, Il rock non muore Mai, ad esempio, prende vita con un’introduzione di violoncello classico, anche altri brani seguono questa direzione stilistica, come Le mani del Pittore o L’autostrada della Vita, in cui il violino assume un ruolo importante che imprime ai pezzi un carattere distintivo. Interessanti inoltre alcune parti acustiche di alcuni brani, come pianoforte e chitarra, che aggiungono calore e profondità all’album.
L’album si sviluppa in un percorso articolato di tredici tracce, ognuna con una sfumatura diversa, ma tutte unite dal filo conduttore di un messaggio: il rock è vivo, e continuerà a esserlo, è un linguaggio in continua metamorfosi, capace di rigenerarsi e di parlare nuove lingue senza perdere la propria identità. Questo lavoro sottolinea che la passione per la musica, proprio come il rock stesso, non conosce confini né scadenze.
I brani dell’album possono essere raccolti in tre grandi nuclei tematici: dalla resistenza individuale alla critica sociale e ambientale, fino alla ricerca di senso e al ruolo dell’arte.
1. Resistenza e sfida personale
Questa sezione racconta la forza necessaria per affrontare il peso dell’esistenza e trasformare la sofferenza in energia vitale.
A testa alta: un brano che descrive la fatica del vivere quotidiano, tra passi pesanti e notti interminabili. Nonostante la sensazione di sprofondare nel silenzio, il protagonista cammina con la schiena dritta, senza chiedere aiuto, sospeso tra la caduta e la capacità di resistere. Un fuoco lento ma inestinguibile alimenta la sua volontà di andare avanti.
Mai arrendersi: il titolo stesso è un manifesto piuttosto inequivocabile: davanti a muri e porte chiuse, la rabbia diventa forza invece che resa. Ogni caduta è un passo verso la propria identità. Il messaggio è chiaro: continuare a lottare, feriti ma con lo sguardo rivolto al futuro.
Il rock non muore mai: il rock viene descritto come una forza che esplode sul palco, sopravvive alle difficoltà e sostiene le anime ribelli che rifiutano di arrendersi.
2. Critica sociale, alienazione tecnologica e decadenza ambientale
Qui emergono la disillusione verso il mondo moderno, la perdita di autenticità e la denuncia della distruzione del paesaggio naturale.
I pixel della realtà: una riflessione sulla frammentazione della vita nell’era digitale. Le interazioni si riducono a icone, mentre la conoscenza si sbriciola in pixel che cadono come verità spezzate. Sotto la superficie, rimane la ricerca ostinata di un legame autentico.
Cemento su cemento: un lamento ecologico sul trionfo dell’urbanizzazione. I cantieri cancellano il verde, lasciando solo polvere e muri. L’anima della terra grida inascoltata mentre l’asfalto soffoca ciò che un tempo era casa. Dove sono gli alberi?
La febbre della luce: un brano intriso di alienazione: l’io narrante respira un’aria artificiale tra strade di plastica, cercando sincerità nel buio. La luce, definita veleno, diventa un tormento che non lascia spegnere la mente, trasformando l’erranza in febbre.
Le menti contorte: una visione cupa e distorta, tra sangue, cieli vuoti e sogni malati. L’immagine è quella di un massacro senza tregua, ma nell’outro riaffiora la sfida: ridere sotto la pioggia e restare vivi nonostante la stanchezza.
3. Tempo, speranza e ricerca di senso
L’ultima sezione apre a un percorso esistenziale e intimo, dove arte e relazioni diventano strumenti per interpretare il mondo.
L’autostrada della Vita: la vita è raffigurata come un’autostrada lenta, piena di silenzi e domande: ogni curva porta dubbi, ogni segnale mancato è una scelta persa. Eppure, la determinazione spinge a guardare avanti, tra speranze che corrono in corsia e promesse in attesa.
Come sarà il futuro: un interrogativo sospeso sull’incertezza del domani. Il paesaggio urbano è deformato, fatto di pioggia artificiale e linguaggi dimenticati. Il futuro si muove tra sogno lucido e lamento eterno, in un equilibrio fragile.
Voce dalla radio: la radio diventa finestra sul mondo che crolla: le voci, a volte familiari, sanno ferire, si mescolano a pubblicità ingannevoli diventando lame che tagliano la nebbia.
Le mani del pittore: la pittura si fa linguaggio del dolore quando il pittore traccia linee silenziose con colori che esprimono emozioni: blu di disincanto, rosso che urla, nero stanco. L’arte diventa testimonianza di ciò che non può essere detto a parole.
Tra sogni e passi: un’intima riflessione su un rapporto profondo, forse genitoriale. L’osservatore accompagna l’altro nei suoi inciampi e nei suoi primi passi, imparando a non giudicare ma a condividere ogni emozione, dalla rabbia alla speranza.
Omaggio al circolo Zen: un chiaro tributo alla band italiana The Zen Circus: il testo è una composizione che intreccia alcuni titoli delle loro canzoni. Ne emerge un invito a non voler mai smettere di volare.