
Il brano Human affronta la tensione intrinseca della condizione umana, mostrando come l’essere umano possa essere percepito come una “maledizione” e allo stesso tempo una fonte di “speranza”. Porta in sé un potenziale ambivalente: la capacità di generare vita ma anche quella di auto-distruggersi. Da questa dualità emerge un senso di smarrimento, l’incertezza di una missione esistenziale simile a quella di un sovrano privato del suo trono.
Ci si interroga su come l’intelligenza artificiale, capace di imitare perfettamente immagini e pensieri, possa ridefinire la distinzione tra ciò che è frutto dell’uomo e ciò che appartiene alla macchina. Da questa domanda nasce l’ipotesi che l’essenza autentica dell’essere umano risieda proprio nella sua imperfezione e nella possibilità di commettere errori, in netto contrasto con la perfezione della tecnologia.
Il video di Human amplia ulteriormente questo concetto con una storia ambientata in un futuro dominato dai robot, in cui uno di essi decide di “creare” un essere umano a partire da un oggetto antico: un libro. L’Umano che nasce da questa creazione si rivela da subito imprevedibile e difficile da controllare. I suoi comportamenti inusuali, come il ballo o il bisogno di fermarsi per stanchezza, un’idea del tutto estranea al mondo dei robot, generano una reazione sorprendente nel creatore: la tristezza. Alla fine, l’Umano riesce a fuggire, lasciando al robot un messaggio di affetto e la consapevolezza di aver scoperto un’emozione nuova e complessa.